Teatro dei Servi. “C’eravamo troppo amati”. Il divorzio fa bene all’amore.
Recensione di Enrico Cretazzo
ROMA – Si parte con il più nobile degli intendimenti: fedeli per tutta la vita. Molto spesso si finisce, negli ultimi anni quasi sempre, dagli avvocati a reclamare indietro qualsiasi cosa che si è investito nel matrimonio. Solo una casualità o hanno ragione quei saggi che dichiarano l’istituzione del matrimonio un fallimento?
Il divorzio è l’estremo gesto di persone evidentemente infelici o rimedio naturale per riscoprirsi innamorati?. “Ceravamo troppo amati”, in scena al Teatro de’ Servi dal 2 al 21 Aprile, è la commedia meglioriuscita che ci fa riflettere sui sentimenti e sulle dinamiche di coppia. Sorridendo ci svela una realtà che può sembrare anche amara. La separazione, o nei casi più decisi il divorzio, può aiutare a riscoprire un amore sepolto dalla routine quotidiana? A quanto pare sembra essere la medicina più adatta per rinvigorire un amore dato per spacciato. Michele La Ginestra e Michela Andreozzi interpretano due coniugi che dopo sei anni, coppia tra le più fortunate di questi tempi, decidono di separarsi. Una storia d’amore al contrario, la separazione come punto di inizio. Tra gag irresistibili, spesso surreali, e i momenti classici di una separazione, come quella di dover dividersi i beni in comune, i due si riscoprono innamorati. Nonostante il cambio di casa, i nuovi compagni, l’imbarazzo di comunicare ai parenti il divorzio, i due sono più legati di prima. Da coniugi ad amanti con un finale a sorpresa. Dopo anni di repliche con il tutto esaurito nei teatri francesi, arriva la commedia di Pierre Palmade e Muriel Robin, tradotta da Michele la Ginestra, che rende esilarante ed insieme intelligente e semplice una commedia a due personaggi. Dove il fallimento diventa speranza e la noia si riscopre amore. La regia di Roberto Marafante fa si che lo spettatore è catapultato nella vita dei due coniugi grazie ad un susseguirsi di situazioni realizzate con pochi elementi semplici, che si trasformano come giocattoli, e da personaggi che non si vedono ma che il dialogo rende concreti. Una commedia che racconta di sentimenti veri capaci di far ridere e di commuovere allo stesso tempo. La coppia La Ginestra-Andreozzi è la ciliegina sulla torta per questa commedia che ha l’odore di essere un grandissimo successo.
TEATRO DE’ SERVI
C’ERAVAMO TROPPO AMATI
DAL 2 AL 21 APRILE 2013
Di Pierre Palmade e Muriel Robin
Traduzione di Michele la Ginestra
Con Michele La Ginestra e Michela Andreozzi
Regia Roberto Marafante
C’eravamo troppo amati
(25-03-2013) – In scena al Teatro de’ Servi di Roma la commedia di Pierre Palmade e Muriel Robin. Un uomo e una donna scoprono quanto si amano solo dopo aver divorziato.Con Michele La Ginestra e Michela Andreozzi. Firma la regia Roberto Marafante
Stupisce come si possa creare quella alchimia che rende esilarante e insieme intelligente e semplice, addirittura vera, una commedia a due personaggi.
Il segreto sta nell’aver centrato quei sentimenti e quelle dinamiche di coppia nelle quali si ritrovano un po’ tutti. E, come accade per certi personaggi dei film di Walt Disney, chiunque può ritrovare un po’ di sè in questo uomo e in questa donna che scoprono quanto si amano solo dopo aver divorziato. La loro è una storia d’amore al contrario, che comincia da dove finisce. Quello che fa ridere e anche commuovere è vedere come le differenze, più che le uguaglianze, siano le motivazioni forti dell’innamoramento: il divorzio sembra una medicina amara, ma necessaria perché guarisca il loro amore.
Lo spettatore è trasportato da un luogo a un altro, da un tempo a un altro in un susseguirsi di situazioni realizzate con pochi elementi semplici, piene di personaggi che non si vedono, ma che il dialogo rende concreti, in un rincorrersi di scene comiche spesso surreali, ma così vere che alla fine, come i tasselli di un puzzle, creano una sola immagine: la storia di una vita.
Il ritmo della narrazione è irresistibile, gli spazi sono creati magicamente da oggetti che si trasformano come giocattoli, il dialogo non perde mai un colpo e l’appassionato virtuosismo degli attori non viene mai meno.
Show of the Capital
RM – LA GINESTRA/ANDREOZZI: UNA COPPIA TUTTA DA RIDERE AL TEATRO DEI SERVI
L’umorismo francese, a quanto pare, non lascia così indifferente neanche il pubblico italiano. Sarà in parte merito della trasposizione di Michele La Ginestra, nel caso dello spettacolo “C’eravamo troppo amati”, tant’è che già col debutto di questa stagione, lo scorso 10 gennaio, presso il Teatro Golden, i riscontri erano stati ottimi e le repliche che vedono ora impegnata la compagnia al Teatro de’ Servi di Roma (fino al 21 aprile) riconfermano il successo del testo di Pierre Palmade e Muriel Robin, diretto da Roberto Marafante.
“Ils se sont aimès”, il titolo originale, rende forse ancor meglio l’idea su cui si basano i dialoghi della commedia: quello che un giorno si dirà di questa coppia di protagonisti, marito e moglie (o ex marito/ex moglie, a seconda dei punti di vista) è che “Si sono amati”… ma quanto c’è di vero? Quanto è abissale la differenza tra quello che provano realmente l’uno per l’altra e ciò che vogliono mostrare a chi gli è vicino (genitori, domestiche, amici del cuore o nuovi partners)? E, andando avanti, qual è la differenza tra quanto si dicono nei loro scambi di battute e quanto vogliono, invece, davvero l’uno dall’altra?
In questa “storia d’amore al contrario, che comincia da dove finisce”, come la definisce il regista – che ritrae un’idea del matrimonio come qualcosa attraverso cui si deve per forza passare, prima o poi, spesso con una certa consapevole superficialità, per poterlo in seguito infangare, fino a ristabilire un equilibrio apparentemente più sano e godereccio della coppia solo con il divorzio – se è vero che il testo, caratterizzato da un humor leggero ed alla portata di tutti, fa la sua parte (in particolare sono spassosissime le balle improbabili improvvisate in momenti di panico), i due interpreti sono messi di certo a dura prova, dovendoci rappresentare ambientazioni sempre diverse con pochi oggetti a disposizione e fingendo dialoghi con interlocutori inesistenti, pur rendendoli credibili… La prova la vincono, dimostrando la loro energia, preparazione e colorando ulteriormente la sceneggiatura con la loro personale simpatia e comicità “romana”; non perdono mai un colpo pur nel ritmo accelerato del susseguirsi di battute e cambi di scena – esilarante la Andreozzi in versione ubriaca o quando “urla piano” – e conquistano l’attenzione del pubblico dall’inizio alla fine.
Laura Mancini
C’eravamo troppo amati
Il vecchio insegnamento che le cose, o le persone, si apprezzano di più quando le si hanno perdute calza a pennello per la pièce teatrale “C’eravamo troppo amati”, che vede in scena la solida coppia Michele La Ginestra e Michela Androzzi, diretti da Roberto Marafante. Ma il merito va anche alla traduzione e all’adattamento del testo originale firmato dai francesci Pierre Palmade e Muriel Robin, ad opera dello stesso La Ginestra.
La partenza stenta a ingranare ma dopo un po’ il ritmo prevale e si viene completamente coinvolti nella storia. Oltre un’ora di spettacolo che parte dal presupposto che il matrimonio può diventare la tomba dell’amore, che è comunque destinato a sopravvivvere ma stritolato dalle contingenze del mondo che ci circonda. E l’ossigeno proviene dalla trasgressione. Già, perché i nostri due protagonisti ritrovano loro stessi, e il motivo che li ha indotti a giurarsi di trascorrere una vita insieme, proprio nel momento in cui hanno deciso di frequentare altre persone. Paradossi dell’amore.
Degna di nota la scenografia, semplicissima ma efficace. Due sedie che nascondono un cassetto e un supporto che, gestito dagli stessi attori, diventa prima il tavolo di un bar e poi il tavolo della casa dei genitori di lei dove i due trascorrono il Natale senza far sapere loro di essersi separati, inventando esilaranti storie inverosimili solo per proteggerli da un dolore. Stessa cosa per il telaio di una porta che all’occorrenza da ingresso può diventare la piantana di una lampada. In questo modo si ha la possibilità di cambiare frequentemente scena per un susseguirsi di azioni che compongono un racconto che si articola attraverso gli anni, donando alla narrazione un ritmo incalzante.
E poi c’è la canzoncina! Matteo, il protagonista, compone per la sua “troppo amata” Isabella un motivetto che diventa la colonna sonora di tutto lo spettacolo e che parla di un “coniglietto brutto brutto”, tormentone che fai fatica a scordare anche nei giorni successivi allo spettacolo.
Si ride molto in “C’eravamo molto amati“, ci si identifica nella storia dei due protagonisti, ma le battute non sono mai scontate. La bravura di La Ginestra nell’aver adattato il testo sta, oltre che nell’aver inserito riferimenti alla realtà italiana, nell’aver conservato la leggerezza senza rinunciare all’insegnamento. Nessuno sale in cattedra ma l’universalità di una storia come quella raccontata ci spinge ad un esame di coscienza: lasciarsi è davvero l’unico modo per risolvere i problemi?
La fine dello spettacolo non ve la raccontiamo ma possiamo dirvi che è tutta racchiusa in quell’imperfetto del titolo, così chi se lo fosse perso al Moderno di Latina potrà rimediare andando a Roma nel mese di Aprile al Teatro de’ Servi.
Teatro de’ Servi: al cuore non si comanda
di Claudio Costantino, 4 aprile, 2013, 10:48 in Teatro
C’eravamo troppo amati. La recensione
In scena al Teatro de’ Servi fino al 21 aprile 2013
Bastano una coperta, due sedie ed un portaoggetti (tutti elementi componibili che diventano, di volta in volta, un tappeto, un tavolo, una porta di bistrot, un portone, un portalampade, addirittura un WC) per creare una scena variegata in cui si muovono i due personaggi protagonisti (ottimamente interpretati da Michele La Ginestra e Michela Andreozzi) che, a loro volta, evocano altre persone che – attraverso le loro parole e di loro gesti – prendono vita.
“C’eravamo troppo amati” è una deliziosa commedia francese di Pierre Palmade e Muriel Robin (in questa edizione diretta da Roberto Marafante) che sembra fatta apposta per questi due attori in scena e per la loro bravura.
I due personaggi sono sfaccettati: hanno difficoltà a costruire un rapporto di coppia, molto più facile romperlo; per poi scoprire che al cuore non si comanda.
Come dice il regista, quella proposta è una storia d’amore al contrario, che comincia da dove finisce. Il testo teatrale è costruito in modo da muovere tutte le corde: ironia, comicità, sensibilità, un pizzico di egoismo, fragilità, gelosia.
Lui e lei hanno anche una loro canzone del cuore, un motivetto semplice e accattivante (scritto da Antonio di Poli), una sorta di filastrocca sul coniglietto innamorato – riproposto pure al momento dei saluti – . La canzoncina in fondo testimonia un sentimento forte tra i due personaggi. E’ un fiore che, nonostante tutto, vive e splende nel deserto dei sentimenti.
Claudio Costantino
Quando gli innamorati si giurano eterno (dis)amore
apr 4th, 2013 | By altrescene | Category: Teatro
La recensione. Vedendo lo spettacolo vengono in mente i fidanzatini di Peynet. I due protagonisti di “C’eravamo troppo amati” al Teatro De’ Servi fino al 21 aprile 2013, interpretati da Michele La Ginestra e Michela Andreozzi, sono la delicata coppia del XXI secolo.
Amarsi oggi: i personaggi di Peynet, probabilmente, si comporterebbero come la coppia in palcoscenico che girano per casa dividendosi gli oggetti, separando affetti ed effetti.
Il titolo dello spettacolo – scritto da Pierre Palmade e Muriel Robin e, in questa edizione, diretto da Roberto Marafante – fa il verso a quello della nota pellicola di Ettore Scola del 1974; ed è in quel “troppo” (che non è il “tanto”) la sua chiave di lettura. Il termine “troppo”, a nostro avviso, ha una connotazione negativa, significa insostenibile, esagerato. Porta, per l’appunto, al disfacimento.
Quando la coppia scoppia, che resta? Non sempre è facile “separarsi davvero”, cioè recidere di netto il cordone ombelicale di coppia. Possono restare così, affetto,complicità, gelosia per i nuovi compagni, bugie per i genitori anziani e inconsapevoli delle novità. Può capitare anche – perché no? – il riaccendersi della passione.
In maniera ironica e divertente, e con tanta leggerezza e soavità, questa commedia racconta l’amore-non amore, il sentimento che è molla della vita. Fa comprendere che è difficile chiudere un rapporto di coppia con meri calcoli ragionieristici: la macchina a te, lo stereo a me, ecc.
La Ginestra e Andreozzi cantano e ballano la canzoncina-filastrocca che ha cucito un rapporto di coppia, con quella tenerezza peynetiana che ci ha subito colpito. Molti spettatori finiscono per ritrovarsi nei personaggi da loro interpretati che, come quelli di Peynet, si sono giurati eterno amore e si trovano poi a dividere pentole e ricordi.
Brunella Brienza
C’eravamo troppo amati al Teatro De’ Servi di Roma
Michele La Ginestra e Michela Andreozzi in scena fino al 21 aprile
Michele La Ginestra e Michela Andreozzi sono gli apprezzati protagonisti di C’eravamo troppo amati, diventato nel corso degli anni un piccolo cult, in scena al Teatro De’ Servi della Capitale fino al 21 aprile. Attenzione a non confondere la pièce con la pellicola di Ettore Scola C’eravamo tanto amati (giocando su una certa omonimia delle parole): questa è una commedia francese scritta da Pierre Palmade e Muriel Robin che affronta con tocco leggero, ironico, ma assolutamente vero, le dinamiche di una coppia dopo la separazione non senza una plateale sorpresa finale. La commedia è una sorta di storia d’amore al contrario che comincia esattamente quando le altre si fermano: dopo il matrimonio non c’è il “e vissero felici e contenti”, ma potrebbe celarsi benissimo un divorzio. È quanto accade a Matteo ed Isabella, che dopo essere stati sposati per sei anni, arrivano irrimediabilmente al divorzio, a causa di una serie di posizioni del tutto inconciliabili. Segue tutto quello che accade in una separazione, dalla millimetrica divisione dei beni, al cambio di casa (ovviamente sarà lui ad andarsene), dalla rocambolesca comunicazione di divorzio ai genitori, fino all’incontro con i nuovi compagni e all’inevitabile gelosia… È chiaro che solo dopo la separazione ciascuno si rende conto quanto ami ancora l’altro, nonostante le eclatanti differenze. Lui è il tipico uomo, un po’ infantile, disordinato e distratto, lei è la classica donna un po’ prepotente con la mania del controllo, negata per la guida… unico punto di contatto dopo la separazione sarà la comune donna di servizio, Maria alla quale si rivolgono costantemente per carpire qualche informazione l’uno dell’altra e viceversa. Non serve molto a una scena essenziale, composta solo di pochi accessori utilizzati dagli attori come fossero giocattoli, ma d’altra parte C’eravamo troppo amati è una commedia squisitamente verbosa, nella migliore tradizione francese, così leggera e un po’ impertinente che ricorda quasi la semplicità perentoria e il realismo della Nouvelle Vague. Protagonisti assoluti di questo bel testo, con la regia molto vivace di Roberto Marafante che divide la storia in una sorta di brevi quadri, sono Michele La Ginestra e Michela Andreozzi, molto amati dal pubblico romano e che sanno alternare con intelligenza il cinema al teatro alla televisione. Interpretano con passione Matteo e Isabella e creano sul palco un’alchimia incredibile, bravissimi da soli o in coppia in scena, ora ironici, ora taglienti, ora innamorati, ora svagati, ora al vetriolo… impagabili anche quando si rivolgono agli altri personaggi fittizi della pièce visto che in scena ci sono solo loro, una coppia praticamente isolata dal mondo. La commedia resta in scena fino al 21 aprile.
SUL PALCO
Quindicinale di arte musica e spettacolo di Roma e non solo …
MICHELE & MICHELA AL TEATRO DE’ SERVI
C’ERAVAMO TROPPO AMATI
Di PIERRE PALMADE & MURIEL ROBIN– traduzione Michele La Ginestra
Regia Roberto Marafante
Produzione Teatro Sette & Andrea Maia Teatro Golden
Ci sono coppie di innamorati che non possono stare nè insieme nè separati. Nel senso che le divergenze caratteriali sono altissime e causa continua di litigi e dispetti, ma fanno al tempo stesso da collante, da attrazione irresistibile.
E’ quel che mettono in scena magistralmente Michele La Ginestra e Michela Andreozzi nei panni di Matteo e Isabella, diretti da Roberto Marafante.
Con il pregio della semplicità, questa commedia già di gran successo in Francia viene adattata nella traduzione di La Ginestra stesso: pochi cambi di luce tra una scena e l’altra, un paio di oggetti spostati al buio dai protagonisti stessi e così ambiente, tempi e circostanze cambiano, trascorrono anni e si voltano pagine.
Si comincia coi due amanti nella classica prima fase, l’incontro e la passione sotto le lenzuola, ma bastano pochi attimi, basta andare sottocoperta e riemergere che la facce sono completamente cambiate, viene pronunciata la fatidica parola “divorzio”. E siamo a pochi secondi dall’inizio.
In sostanza lo spettacolo inizia dove finiscono molte storie, ma questa è una storia che non finisce: va ben sviscerato il concetto di famiglia allargata. Esaurita la penosa fase della spartizione dei beni, con tormentoni e gag non eccessivamente plateali ma molto divertenti, si passa a quella dell’incontro “tanto per sapere come stai”, seguita poi pian pian dal “per sapere cosa fai, con chi esci, a che ora torni etc.” perchè secondo molti l’amore vero non può fare a meno della gelosia, e forse più ingiustificata è, più inossidabile è il sentimento nutrito.
E veniamo poi alla famiglia allargata: accettata e digerita in qualche modo l’informazione che l’altra persona ha un’altra persona, nella circostanza due immaginari Filippo e Cristina, che non compaiono, scatta anche quell’obbligo stabilito da chissà chi, la cena a quattro.
Quale migliore occasione della scemenza che si è fatta a separarsi? Allora ci si può anche rivedere e far finta di niente? Ma si può far finta di niente col prossimo, con Maria, donna di servizio di entrambi (anche lei personaggio “fantasma”), ma non con se stessi e, peggio ancora, col Padreterno.
Insomma questi due vogliono stare insieme si o no? Non lo sanno! Lei non dice ai genitori della separazione, lui non aveva detto ai suoi del matrimonio. Camminano su un filo sottilissimo come due funamboli, al di là del quale ci sono le rispettive vite tranquille, ma loro stanno bene solo così, insieme su quel filo a rischiare di cadere giù e fracassarsi. Perchè si amano troppo! Lasciarsi per cinque minuti è l’ottimo stratagemma per desiderarsi di nuovo. Non esiste il “troppo”!
Uno spettacolo che ha la forza di due interpreti abilissimi per espressività, tempi comici, esperienza, una regia intelligente e la pregevole caratteristica di sondare l’animo umano in modo che ogni spettatore riveda qualcosa di sè.
Al Teatro de’ Servi fino al 21 aprile, consigliato.