GARBATELLA FUTBOL CLEB – Dal 7 Gennaio 2014 al Teatro Golden
Il Quotidiano di Cultura fondato e diretto da Stefano Duranti Poccetti 08 gennaio, 2014
“Garbatella Futbol Cleb” di La Ginestra – Bennicelli
La vita in un cerchio di centrocampo. Di Paolo Leone
Teatro Golden, Roma. Dal 7 gennaio al 2 febbraio 2014
La solitudine dei numeri primi, ma anche l’elogio, la rivalutazione degli stessi, dei dimenticati, degli ultimi, in tutti i sensi. Ultimo è Marco e il suo ruolo, che ormai non esiste più nel calcio moderno, solo da sempre: da ragazzino, da calciatore eternamente in panchina, anche da marito, miseramente tradito. Dimenticato, come i bambini che tenta di allenare in Africa, dimenticato come il “punto e virgola” che non riesce ad inserire nella lettera che da quindici anni tenta di scrivere al suo vecchio amico Tino. Ricorda Marco e racconta, da quel villaggio sperduto in Africa, della sua carriera da calciatore di serie B, ma iniziata sul campo di pozzolana del San Filippo Neri insieme a Tino, i pali delle porte fatte coi maglioni, piedi non proprio educati ma fatti per correre, correre e basta. Un calciatore mediocre, un mediano, di quelli che non fanno la storia, che lavorano più che altro sui polmoni.
Lui non fa parte degli “eletti”, come quei bambini che ora ascoltano affascinati il loro “Marcomediano”. Emarginati anche loro, ma che nella loro naturale allegria consentono a Marco di sentirsi meno solo, come quando da bambino giocava nel rione Garbatella sbattendo la palla contro le saracinesche, trovando compagnia nel rumore fragoroso della lamiera e gli insulti di chi voleva riposare in casa. L’amico Tino percorreva altre strade, fatte di celebrità, successi, mentre lui passava da una panchina all’altra, fino al momento più alto: l’esordio con il Cesena nella partita salvezza contro il Cosenza. La possibilità di dare un senso a tutta la sua triste carriera con il rigore decisivo…riscattare una vita fatta solo e sempre di allenamenti, mai di gioco sul campo.
Michele La Ginestra, con il suo tipico stile trasognato ma brillante, ci trasporta in un racconto bellissimo, anche teatralmente, ricco di dolcezza e ironia, che parla di vita, di amicizia, di amore, di dolore. Il centrocampo è il mondo e l’uomo è da solo, lì in mezzo. E’ supportato in scena da un’originale coreografia (ideata da Laura Ruocco) animata da quattro giovani attori che danno vita e voce alle sagome (disegnate da Camilla Cuparo) che vanno e vengono come i ricordi del protagonista. Una sagace iniziativa, che rende ancor di più il senso della solitudine di “Marcomediano”, che parla e risponde alle sagome e non a chi le muove. Le musiche dal vivo (di Antonio Di Pofi), particolari e ben funzionali, sono eseguite da Federica Rizzo (viola), Carla Tutino (contrabbasso) e Stefano Calderano (chitarra) e la regia di Marafante dà quel tocco di intimismo che aggiunge calore al tutto.
Un testo molto divertente e profondo, che ricorda alla lontana una sua vecchia interpretazione nella commedia “Radice di 2”, per la poesia ed il sentimento struggente che riesce a trasmettere. Si ride, si sorride, si riflette, ci si commuove anche, per questo nostalgico omaggio al grande capitano della Roma Agostino Di Bartolomei, che decise, lui sì, come ben proclama Marco-La Ginestra, “di non essere più”, anche lui dimenticato, vittima delle altrui distrazioni e della propria fragilità.
Alla fine il suo personaggio completerà la lettera indirizzata all’amico Tino (Agostino), dopo tanto allenamento dell’anima per riuscirci, e il finale va visto e ascoltato perché la poesia della vita non si racconta, va vissuta, lasciandosi travolgere dalle emozioni. Se il calcio, se i rapporti umani hanno ancora oggi un barlume di umanità, di dolcezza, in questo spettacolo Michele La Ginestra ne è il naturale e convincente rappresentante.
Paolo Leone
Chiacchiere dal Foyer
“GARBATELLA FUTBOL CLEB”
con Michele La Ginestra
Pubblicato il gennaio 11, 2014 da chiacchiere2013
Il calcio come metafora di vita diventa l’occasione per un toccante omaggio ad un grande campione della Roma, Agostino Di Bartolomei, scomparso nel 1994. Michele La Ginestra in “Garbatella Futbol Cleb”, andato in scena al teatro Comunale di Formello J.P. Velly il 4 e il 5 gennaio per la regia di Roberto Marafante, è riuscito con il suo stile semplice e scanzonato a far commuovere e divertire il pubblico in un colpo solo. La storia è quella di un mediocre calciatore di serie B, Marco Andreozzi, in Africa per insegnare i segreti del calcio ad un gruppo di giovani di una missione religiosa. Lontano dalla sua vecchia vita, Marco riscopre se stesso e la missione africana diventa l’occasione per rivivere le gioie e le emozioni della sua carriera e ripercorrere la sua vita calcistica, i momenti belli e quelli più amari. L’avvincente racconto che vede grande mattatore del palcoscenico La Ginestra è intervallato da quattro giovani attori che impersonano di volta in volta i co-protagonisti della vita di Marco Andreozzi ed è accompagnato dalle musiche di tre musicisti d’eccezione che hanno allietato il pubblico con melodie degne di un film. Ecco così che nella storia di un anonimo calciatore ogni spettatore può introiettare la propria storia, rivivere i propri tormenti, ridere dei momenti comici che la vita ci riserva e che La Ginestra sa cogliere in modo impeccabile, col suo accento romano sempre garbato e mai volgare, con la semplicità e l’ironia che lo contraddistinguono. Il ‘mediano di spinta’, figura anonima e nascosta in una squadra di calcio ma decisiva per vincere le partite, in una narrazione che ricorda in parte la famosa hit di Ligabue ‘Una vita da mediano’, diventa fulcro centrale del racconto teatrale in cui il calcio è solo una scusa per conoscere le ansie, le gioie, i dubbi ed il cuore di un personaggio entrato subito nelle simpatie del pubblico formellese che ha tributato un lungo e meritato applauso a La Ginestra e alla sua compagnia. Applauso meritato anche in virtù dello straordinario omaggio, con cui conclude lo spettacolo, che La Ginestra dedica a Di Bartolomei, toccante ricordo di un campione che arriva dritto nel cuore di chi ascolta, al di là delle appartenenze calcistiche.
GIOVANNI CEDRONE
Michele La Ginestra
in
Garbatella futbol cleb
(Mediano di spinta, riveduto e corretto)
Teatro Golden
Fino al 2 febbraio
di Michele La Ginestra e Adriano Bennicelli
con Federica Rizzo (viola) Carla Tutino (contrabbasso) Stefano Calderano (Chitarra)
e con: Emanuel Caserio, Ida Basile, Giulio Benvenuti, Alessandra Micozzi
regia di Roberto Marafante
Il Calcio e la Vita: molto simili tra loro. In un caso si tratta di un gioco, nell’altro si mette in discussione se stessi… ma ambedue possono essere segnate e determinate da una partita.
La storia di un’amicizia vista attraverso i ricordi di Marco “il Mediano” in omaggio ad Agostino Di Bartolomei.
Parlare di calcio a teatro può sembrare strano, ma se lo si fa con parole semplici, con ironia e simpatia il calcio non diventa altro che una metafora.
In scena un pallone che attira l’attenzione. Una storia che ruota intorno ad una lettera, alla difficoltà di riuscire a scrivere una lettera ad un amico, non perchè non se ne è capaci (anche se, come dice il protagonista, “l’italiano a volte è più complicato della vita perchè è pieno di punti, virgole e punti e virgole”), ma perchè scrivere una lettera può significare fare un viaggio nei ricordi. Quelli belli, quelli lontani che ti fanno attraverasare una vita tra risate, lacrime, delusioni e momenti da ripetere.
E a guidare il pubblico tra i suoi ricordi, in scena arriva Marco, calciatore, mediano di spinta. Uno di quei calciatori che faticano tanto ma che passano inosservati, a volte ignorati dagli avversari e dai compagni, circondato da tutti ma solo al centro del campo; nel campo come nella vita.
Marco vuole scrivere una lettera al suo amico Agostino Di Bartolomei, suo grande amico e grande calciatore, ma c’è qualcosa che lo blocca. Forse i ricordi e gli avvenimenti, nel loro silenzio, in fondo, fanno tanto rumore dentro e questo non è facile per chi per una vita ha ammirato un amico e ispiratore.
Il modo per ritrovare il coraggio di scrivere e le parole è allontanarsi da tutto e catapultarsi in una nuova realtà. Ed ecco che Marco si ritrova a vivere il gioco del calcio dall’altra parte del mondo, lì dove il calcio è solo gioco, divertimento, entusiasmo. Dove la vita non ti regala niente. E si rende conto di quanto possa essere di nuovo divertente e importante per i bambini della missione avere il sogno del pallone, della partita vincente.
Un viaggio tra i ricordi che permette a Marco di vivere il presente, riscoprire il valore delle cose semplici che a volte sono le più importanti e trovare la forza e le parole per scrivere la lettera al suo caro amico.
Una storia delicata raccontata con l’ironia e la simpatia di Michele la Ginestra, momenti per ridere e spunti per riflettere. Uno spettacolo piacevole da seguire, brillante nel suo stile.
Acacnto a Michele La Ginestra, quattro giovani attori danno vita ai vari personaggi che si susseguono nei racconti, diventano “l’anima parlante” delle tante sagome che raffigurano i personaggi dei ricordi del protagonista: É come se si sfogliasse un album di foto in cui ogni immagine fissa improvvisamente riprende vita e si riescono a sentire di nuovo le parole, i rumori di quei momenti che diventano ricordi “vivi”.
Ad accompagnare le parole degli attori, la musica dal vivo che “colora” le varie scene e che rende ancor più piacevole il susseguirsi delle stesse.
Una bella prova attoriale per tutti che porta il pubblico ad uscire dal teatro col sorrisetto sulle labbra e qualche riflessione in più sulla propria “parita da giocare” che è la vita.
Ileana Talarico
Arcobaleno
Settimanale di informazione
Garbatella futbol cleb di Michele La Ginestra e Adriano Bennicelli
Almalinda Giacummo
Il 30 maggio 1994 moriva suicida il giocatore di calcio Agostino di Bartolomei: la sua morte e soprattutto il biglietto che lasciò, colpì molto il mondo del calcio. La motivazione, inizialmente discussa tra problemi di soldi, era la solitudine in cui era stato lasciato dopo l’uscita dal mondo del calcio: scrisse che si sentiva chiuso in un buco…
Lo spettacolo che va in scena al Teatro Golden di Roma fino al 2 febbraio 2014, per la regia di Roberto Marafante, vede la partecipazione di un trio musicale composto da Federica Rizzo (viola), Carla Tutino (contrabbasso) e Stefano Calderano (Chitarra), che suona le musiche appositamente composte da Antonio Di Pofi, quindi quattro giovani attori che fanno un po’ di tutto, Emanuel Caserio, Ida Basile, Giulio Benvenuti e Alessandra Micozzi, quindi il giocatore di calcio Michele La Ginestra, una specie di impiastro calcistico che ha dovuto allenarsi tutta la vita per non giocare quasi mai, avere ad un certo punto una grande occasione e sbagliare… quel rigore risolutivo…
Michele La Ginestra sembra un eterno giovane: il suo Marco deve scrivere una lettera all’amico Tino e già l’incipit, Caro Tino, gli pone dei problemi, tanto da diventare Tino caro… Quella che in pratica è la fuga del protagonista in un paese africano, alla ricerca di qualcosa da fare, diventa un viaggio alla ricerca di se stesso attraverso gli occhi dei bambini, di Augustin, un ragazzino che vuole fare il mediano di sfondamento come lui… ed il personaggio amaramente ad un certo punto cita la famosa canzone e d aggiunge: “ un semplice mediano di spinta della serie cadetta… ma si sa, “i mediani non fanno la storia, i mediani sudano e basta, recuperano palloni e lavorano sui polmoni”… Che poi è un modo più interessante per dire che non fanno niente di interessante…”.
Tanti i personaggi che vengono chiamati in causa: la suora Genuflessa, “che sembra Maradona a fine fotoDiscena-GARBATELLA1-smcarriera”, i ragazzini che gioiscono anche solo perché giocano a pallone, l’allenatore mediocre che usa battute di altri allenatori, come Trapattoni, e di sue non ne ha neppure una, la ex fidanzata fedifraga, il collega traditore che considera le donne, o almeno certe, “solo un buco”, l’ex suocero letterato ma con un grande cuore verso il giovanotto ignorante ma volenteroso.
Un mondo quello del calcio che, se sei o vieni considerato un grande ti idolatra e ti porta alle stelle, salvo scaricarti di brutto se non segui certe linee… Magari partendo da uno spazio solitario, dove un ragazzino gioca da solo palleggiando contro una saracinesca con il vicino che di lui e del pallone non sa cosa farsene “… deve da aripposà!”.
E Tino la fa grossa: il giorno della partita più importante di Marco, quella dove deve giocare come titolare perché tutto il resto della squadra è infortunato, è anche quello in cui l’amico lo vedrà in televisione e gli telefonerà dopo la partita per dirgli “bravo”. Ma Marco tanto bravo alla fine non è: gli avversari segnano per colpa sua ed al momento di tirare un rigore decisivo… centra la faccia del portiere e la palla schizza sulla traversa…. Tino non telefona ma si spara…
Un vero e proprio racconto teatrale, un omaggio al grande capitano della Roma Agostino Di Bartolomei, scritto dallo stesso La Ginestra in collaborazione con Adriano Bennicelli.
Garbatella futbol cleb è uno spettacolo divertente che ti da diversi spunti per pensare sia al mondo del cacio, crudele e sfacciato, sia alla vita in generale, dove sentirsi soli è molto semplice, essere abbandonati pure, morire di solitudine sempre più facile…
Lo spettacolo è in scena quindi al Teatro Golden di Roma fino al 2 febbraio. Per informazioni tel. 06 70493826; info@teatrogolden.it
REPORT 360
Garbatella futbol cleb, un tributo affettuoso ad Agostino Di Bartolomei
Scritto da: Virginia Cerrone 11 febbraio 2014 in Spettacoli, Teatro Inserisci un commento
Per quasi un mese il palcoscenico del teatro Golden di Roma si è trasformato in un campo di calcio, simile a quello degli oratori, per uno spettacolo tributo a quel mitico capitano della Roma che nel 1994 decise di porre fine alla sua esistenza.
Protagonista della nostra storia è Marco un ragazzo che inizia a tirare i primi calci ad un pallone nel campo parrocchiale della Garbatella, uno dei quartieri storici della capitale proprio dove anche Di Bartolomei aveva iniziato quella che sarebbe diventata una carriera strepitosa.
Il sottotitolo dello spettacolo, “Mediano di spinta, riveduto e corretto”, spiega la storia di Marco, giovane alla ricerca delle risposte ai vari interrogativi della vita che decide di andare volontario in Mozambico. Proprio in una nazione dove la criticità è la protagonista della vita, frequentando il calcio insegnato e giocato con i bambini del luogo, riesce a dare un significato all’esistenza.
Conosce una suora, una improbabile suor Genuflessa che in un ancor più improbabile accento tra il ciociaro e il marchigiano gli fornisce i “fondamentali”, per usare un termine calcistico, di come comportarsi nella vita, affermando che quando il Signore dice di scendere in campo, vuol dire che è giunto il proprio momento, ma dobbiamo ricordarci di dare sempre un occhio alla panchina!
In Mozambico conoscerà anche la futura moglie, una giovane con l’ambizione di sposare un calciatore e che lo tradirà col suo migliore amico; il suocero, uno splendido professore di lettere di altri tempi che trasferisce il suo sapere anche sugli striscioni destinati allo stadio, dove si legge: “PER ASPERA AD ASTRA”, ed un ragazzino di nome, non a caso, Agostino che del calcio vuole sapere tutto e di più.
Gli errori in inglese nel titolo, derivano dalla proposta che Marco fa ai ragazzi africani di scrivere le parole come si pronunciano; non è cultura allo stato puro ma è un iniziare a comprendersi.
Lo spettacolo, che inizia sulle note di “La leva calcistica del ‘68”, dedicata da Francesco De Gregori a Di Bartolomei, regala un’ora e mezza per ridere, sorridere, commuoversi e pensare; insomma, il calcio come metafora della vita e, ancora di più, il ruolo del mediano, tanto celebrato da Ligabue in un suo splendido brano, è l’inno a coloro che sono destinati a non passare alla storia, svolgendo tanto lavoro, principalmente per gli altri.
Michele La Ginestra, che negli spot televisivi è una sorta di Amleto della gastronomia, con la sua simpatia ci ricorda che la bellezza della vita risiede nella semplicità delle piccole cose.
Lo spettacolo, di cui l’attore romano è anche regista ed autore insieme a Stefano Bennicelli, è corredato dalla musica, eseguita dal vivo, da: Federica Rizzo alla viola, Carla Tutino al contrabbasso e Stefano Calderano alla chitarra.
Quattro giovani attori: Emanuel Caserio, Isa Basile, Giulio Benvenuti e Alessandra Micozzi animano le splendide sagome a dimensioni umane create da Camilla Cuparo.
Sono quasi venti anni che Agostino Di Bartolomei ci ha lasciato e lo ha fatto a distanza di dieci anni e nella stessa data in cui la Roma subì la sconfitta dal Liverpool nella finale di Coppa dei Campioni.
Questo spettacolo, oltre ad essere un tributo affettuoso, è dedicato a chi ama il calcio ed i campioni, quelli veri, al di là della maglia che indossano.